History, Department of

 

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2013

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Published in Dalla liberazione alla ricostruzione: Alto Adige/Südtirol 1945–1948, ed. Giorgio Mezzalira, Fabrizio Miori, Giovanni Perez, Carlo Romeo (Bolzano: Edition Raetia, 2013), pp. 33–56.

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Abstract

Il tecnico altoatesino Richard Klement, il meccanico bolzanino Helmut Gregor: apparentemente semplici cittadini emigrati in Argentina dopo le devastazioni della seconda guerra mondiale. Ma questi nomi ne celano altri ben più noti: Adolf Eichmann e Josef Mengele. Sono solo due delle migliaia di nazisti che dopo la sconfitta, attraverso l'Alto Adige e il porto di Genova, riuscirono a raggiungere terre più sicure come Spagna, Sudamerica, Medio Oriente. Eichmann e Mengele si erano avvalsi per la loro fuga oltreoceano nel 1950 di documenti rilasciati loro in Alto Adige dopo aver assunto una nuova identità. Perché il prototipo del "burocrate dello sterminio" e l"'angelo della morte" dellager di Auschwitz-Birkenau cambiarono identità proprio in Alto Adige? Ben presto si sarebbe visto che Eichmann e Mengele non erano eccezioni isolate, che anche altri nazisti e criminali di guerra avevano scelto l'Alto Adige come via di fuga e che alcuni di loro avevano ottenuto qui nuovi documenti di identità. Vi sono molte ragioni che spiegano perché l'Alto Adige divenne il principale nascondiglio dei nazisti. Non esisteva regione in Europa che potesse reggere il confronto con questa terra.

[In Italian]

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