History, Department of

 

Date of this Version

12-1997

Citation

Protagonisti 68 (dicembre 1997), pp. 17-42.

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Published by Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Belluno, Italia.

Copyright © 1997 Gerald Steinacher

Abstract

Il 15 maggio 1985, esattamente 40 anni dopo l'inizio del cosiddetto "eccidio di Gardena", sul quotidiano "Dolomiten" di Bolzano apparve, sotto il titolo "Anche questo accadde quarant' anni fa", la seguente inserzione:

"Dopo la fine della guerra, il 15 maggio 1945, era tra l'altro una brutta giornata, cinque rispettabili uomini incensurati, il vecchio Adolf Senoner-Vastlè, borgomastro e commerciante, il maestro Engelbert Ploner, il commerciante Gabriel Riffeser, il maestro Pepi Pitscheider e l'impiegato Kosmas Demetz, furono strappati al sonno e condotti via dai partigiani della provincia di Belluno: essi furono poi torturati nel modo più brutale e uccisi nei boschi di Pescul presso Forcella Staulanza. Ancor oggi il motivo non è chiaro e il delitto pertanto resta impunito. Gli sforzi compiuti allora dai familiari per avere, se non la punizione dei responsabili, almeno la denuncia del fatto, cosÌ che quei morti avessero giustizia restando nella memoria dei posteri, sono stati respinti e frustrati per ben tre volte. Fu soltanto grazie all'arrivo degli americani che altre cinquanta persone, i cui nomi erano sulla lista dei partigiani, furono sottratte ad un analogo destino. Nel triste ricordo dei morti"(2).

Questa descrizione dei fatti da parte dei familiari delle vittime, breve e fortemente soggettiva, ripropone in sostanza lo stato di conoscenza a tutt'oggi dell'uc- ,cisione (3), subito dopo la guerra, dei cinque gardenesi (4) per mano di partigiani bellunesi. Non viene invece ricordato che nell'ambito di quel rastrellamento, oltre ai cinque uccisi, furono arrestate per lo meno altre cinque persone, le quali dopo lunga prigionia tornarono in libertà. L'episodio di violenza fece scalpore a Gardena, ma tuttavia si trattò dell'unico caso di "epurazione selvaggia" e di sanguinosa resa dei conti che si ebbe nel Sud-Tirolo dopo la fine della guerra. Questa ricerca mira a ricostruire gli avvenimenti basandosi sulle fonti dei servizi segreti americani, rimaste finora sconosciute. Stante la difficile situazione di tali fonti, l'analisi del contesto generale nel quale i fatti di Gardena si collocano può essere fatta solo per ipotesi. Inoltre, dato che si tratta di un capitolo della storia più recente del Sud-Tirolo, anche la bibliografia in merito è assai scarsa. La ricerca su questo episodio si scontra con un muro di silenzio, dovuto anche al fatto che nessuno dei protagonisti ha interesse a chiarire i retroscena. Ci si è sempre accontentati perciò di pochi cenni e dell'espressione "patrioti tirolesi buoni-partigiani bellunesi cattivi". Gli scontri tra gruppi italiani e popolazione sud-tirolese non furono casi isolati. Lo si deduce chiaramente anche da un rapporto austriaco: "Arresti arbitrari, perquisizioni domiciliari, furti e saccheggi sono all'ordine del giorno. Anche gli americani, che del resto si tengono fuori per motivi politici, sono intervenuti con rimostranze fondate" (5). Tuttavia, l"'eccidio di Gardena" è l'unica grande "azione di rappresaglia" in territorio sud-tirolese. Vista nel generale contesto italiano, questa giustizia che la resistenza armata si fece da sé fu comunque un caso tra mille (6). Perciò, come si dimostra qui, non è un caso che questo tragico fatto sià accaduto proprio a Gardena. Se si considera la situazione generale italiana, si vede chiaramente che l"'eccidio di Gardena" costituisce certamente un episodio sanguinoso ma purtuttavia modesto nel vasto insorgere della violenza alla fine della guerra. Lo storico tedesco Hans Woller ha recentemente affermato "che nell' ambito della resa dei conti con il fascismo, negli anni dal 1943 al 1946 persero la vita dai 1.000 ai 1.200 uomini" (7). Questo sanguinoso bilancio da un lato fu il risultato di "selvagge" epurazioni in cui i partigiani fecero i conti con i fascisti e con i collaborazionisti, dall'altro in questo irrompere della violenza vennero a galla anche altre motivazioni, come il desiderio cieco di fare i conti, la vendetta su nemici personali o "avversari di classe" e così pure il venir meno, alla fine di una guerra lunga e sconvolgente, di precise norme morali.

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